Arte e musica per il Kurdistan
Se il terreno è fertile basta seminare un piccolo seme per dare il via a un grande raccolto. È quello che è successo, a partire da un piccolo progetto finanziato anche da Fonti di pace in terra curda. Sembrava una cosa da nulla, 1000 euro, per permettere a una scuola del Rojava nel nord est della Siria di studiare musica. Ma come procurarsi strumenti musicali in una terra sotto costante minaccia di guerra e sotto embargo, dove il denaro è appena sufficiente a coprire le emergenze? Ce ne hanno parlato e ci è parsa una richiesta che doveva essere esaudita. Far diventare realtà il sogno di 20 bambini ci sembrava una impresa bellissima, perché portare la musica è come anticipare la pace.
L’inaspettato, però, è stato che questo piccolo progetto si è trasformato in un corso estivo di tre mesi per una scuola che è riuscita a coinvolgere tutta la popolazione della città di Cizre e sta diventando un Collegio per le arti – musica, pittura, cinema, fotografia, teatro – a disposizioni delle ragazze e dei ragazzi di tutto il Rojava. Perché il desiderio di una classe di piccoli studenti ha messo in moto il desiderio di altre scuole e a coinvolgere il Movimento curdo ad investire una parte del loro esiguo budget in cultura. Non c’è voluto molto, per i curdi la cultura e la base stessa della loro resistenza. L’identità curda si è mantenuta nei secoli solo grazie alla cultura, stiamo, infatti, parlando di un gruppo etnico che nessuno riconosce.
In Turchia il tentavo di assimilazione è stato, sin dalla nascita dello stato, spietato e totale ma, anche nel presente, purtroppo, la polizia non esita a intervenire con violenza persino ai matrimoni dove per festeggiare si canta in curdo.
In Siria, i curdi sono considerati arabi con un documento da rifugiati di colore rosso che non vale niente, e l’uso della lingua curda era, ai tempi di Assad, proibito e severamente punito. Inoltre, nell’area della Siria abitata dai curdi non c’era nessuna università e, anche quei pochi ragazzi che riuscivano a permettersi di studiare fuori sede era proibito iscriversi a Scienze politiche. “Potrebbero diventare anche ministri”, dicevano le autorità turche e questo era l’impensabile! Non è un caso che tutti i curdi laureati siano ingegneri o avvocati o medici. Solo dopo la rivoluzione, almeno nel Rojava, dalle elementari all’università le lingue insegnate sono tre: curdo, arabo e, nelle zone dove risiedono i cristiani caldei, anche siriaco. A Kobane e Cizre, adesso, ci sono facoltà con tutti i corsi, comprese Scienze umane e Jineoliji e, adesso, c’è anche l’Accademia delle arti. Un grande progetto nato da quel piccolo gesto di Fonti di pace.
In realtà, era qualcosa a cui stavano pensando, soprattutto in termini di teatro. Per memorizzare la lingua materna, che non potevano studiare a scuola e che dunque non sapevano scrivere, i curdi hanno sempre avuto la consuetudine di recitare a memoria le loro poesie, una tradizione nata spontaneamente, dal basso, con l’intento di proteggere l’identità culturale ma che ha sviluppato l’arte della memoria e della rappresentazione.
Da tempo, il Movimento curdo pensava a scuole di teatro, e accarezzavano il progetto di formare figure professionali iniziando dai bambini, perché i bambini sono il futuro. Avevano anche pensato: con la guerra in corso, i bambini non possono uscire a giocare liberamente e il teatro può essere un supporto importante. Così il Movimento ha chiesto a dieci associazioni di adottare dieci gruppi di bambini per un periodo di studio. A Fonti di Pace è toccato Dérik nel nord est della Siria, città perennemente sotto attacco. L’iniziativa ha avuto così successo da diventare un corso estivo di tre mesi, ma, quando il Comune ha aperto le iscrizioni, i bambini che avevano fatto domanda erano 65! Il Movimento, sorpreso ma felice, ha risposto a tanto entusiasmo: “Con l’aiuto delle associazioni solidale europee, vi appoggeremo”.
I corsi sono partiti e, studenti e insegnanti, sono riusciti a coinvolgere la popolazione: ogni settimana, nel parco cittadino, veniva proiettato un film a entrata libera, e, ogni gruppo di età, ha preparato uno spettacolo finale originale di musica e teatro. Un successo straordinario che ha stimolato altri progetti.
Ad esempio, a Makhmur - un campo profughi vicino a Erbil in Iraq che è stato la base culturale da cui è partito il progetto del Rojava, - attualmente, sotto il controllo di Mas’ud Barzani sta soffrendo un pesante embargo - si è alzata una simpatica protesta contro il Movimento: “Ci avete dimenticato? Eppure, qui la vita continua!”. Era successo che a Makhmur c’era una scuola di musica ma non aveva gli strumenti. Sollecitati, Fonti di pace, insieme alla FLC della CGIL, si è mossa in moto e gli strumenti sono arrivati nei modi possibili in un paese sotto embargo e dove le frontiere sono ermeticamente chiuse. Abbiamo fatto arrivare i denari necessari a un negozio in Iraq, che ha procurato gli strumenti e li ha fatti arrivare alla scuola, e loro ci hanno ringraziato producendo un film che racconta come la musica sappia regalare gioia e… risvegliare il desiderio. Infatti, i bambini più piccoli, quelli dei primissimi anni che non erano stati previsti, hanno inalberato cartelli di protesta per chiedere strumenti musicali anche per loro! Fantastici. Non si poteva non esaudire quel potente desiderio, ma le chitarre o i liuti comprati erano troppo grandi per quei piccini che sparivano dietro gli strumenti. Si è presa allora la decisione di comprare dei tamburi, strumento fondamentale per la musica curda, e loro ci hanno “dato dentro”. Lo testimoniano i molti video che ci hanno mandato.
Insomma, abbiamo innescato una reazione a catena che non è finita lì.
Era chiaro anche per il Movimento che la richiesta di arte doveva essere soddisfatta e così ha deciso di farsene carico: sette città, ciascuna secondo le proprie possibilità, apriranno Scuole d’arte, con corsi di musica, cinema, pittura, fotografia, teatro. Con una attenzione particolare da parte di Fonti di pace per il progetto della Scuola estiva d’arte per bambini del Rojava che si svilupperà per un periodo di due mesi (15-20 bambini per ogni sezione, per un totale di 200 bambini dai 7 ai 17 anni) presso il Centro di Cultura e Arte in 5 distretti: Qamishlo, Rimelan, Derik, Haseki e Til Kocher del Cantone di Cizîre, nel Nord e Est della Siria più quattro corsi in lingua kurda e uno in arabo.
L’8 marzo il Centro Culturale di Qamishlo di Cinema e teatro da noi finanziato è stato dedicato al nostro Diego Schrader, figlio di Laura, giornalista-attivista e preziosa amica. Il centro è a disposizione della Rojava film Commune, collettivo che produce film di ottimo livello, partecipa e organizza Festival internazionali, insegna l’arte teatrale e cinematografica ed è dotata di una biblioteca molto fornita aperta a tutti. Ci ha commosso e inorgoglito vedere la foto di Diego proprio accanto al manifesto del film che gli era molto piaciuto e che racconta la lotta di un popolo per la quale Diego ha lottato e sperato.
Ciao Diego, Jin Jihan Azadi